01 Feb

 

IL SOLE 24 ORE

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Rogiti in calo, prezzi fermi e pochi aiuti. Anche l’immobiliare soffre il virus

La fine della crisi si allontana – almeno nelle previsioni degli addetti ai lavori – e l’immobiliare fa la conta dei danni. L’emergenza Covid-19 finora ha fatto diminuire il numero di compravendite, ma si avverte già qualche scricchiolio dei prezzi. E pesano le incertezze su ciò che accadrà quando verranno meno le misure emergenziali varate al Governo (blocco dei licenziamenti, stop agli sfratti, moratorie dei mutui).

Le compravendite dopo lo shock. Nei primi nove mesi del 2020 il numero di case compravendute censite dall’Omi delle Entrate si è ridotto di circa 60mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si è interrotto così un trend di crescita iniziato nel 2016, che in quattro anni aveva superato le 600mila transazioni. Il dato ufficiale a fine dicembre non è ancora disponibile, ma Nomisma stima che il 2020 si sia chiuso a 500mila transazioni: un calo del 17 per cento. «L’impatto nel 2020 è stato tutto sommato più contenuto di quanto ci si potesse aspettare: c’è stata un’intensità di domanda quasi sorprendente da parte delle famiglie e una buona disponibilità delle banche a continuare a concedere credito», osserva Luca Dondi, direttore generale di Nomisma. In effetti, secondo i dati Omi, a marzo 2020 si è registrato un crollo dei rogiti (-45%) in confronto a 12 mesi prima, poi replicato ad aprile (-60%), ma già ad agosto il segno della variazione era diventato positivo ed è rimasto tale anche in settembre: la tregua nella diffusione del virus, probabilmente, ha accelerato la conclusione di affari già maturati in precedenza. Sul fronte del credito, Kìron Partner, controllata da Tecnocasa, stima che il 2020 si sia chiuso con 52 miliardi di euro di mutui erogati. Per intenderci, nel 2013 – anno nero del credit crunch – ci si era fermati 19,1 miliardi, con poco più di 403mila rogiti totali. Certo, oggi una fetta consistente di stipule riguarda surroghe e sostituzioni, favorite dai bassi tassi d’interesse. Ma l’abbinamento tra facilità di finanziamento e crisi incombente può far sorgere qualche timore. «La paura è che si sia vissuto un po’ al di sopra delle possibilità e delle capacità di rimborso a medio termine – rileva ancora Dondi di Nomisma – soprattutto da parte del credito. Ciò mi porta a essere preoccupato per il 2021; è come se il 2020 sia stata solo la prima parte di una flessione ancora in atto».

Il test dei primi mesi dell’anno. Per ora si conferma la regola non scritta del mercato italiano: prima calano le compravendite e solo dopo i prezzi. Lo rileva anche l’Istat. Per ognuno dei primi tre trimestri dell’anno scorso – per le abitazioni nuove come per quelle esistenti – le quotazioni sono state più alte di quelle raggiunte nel 2019. Anche se nel terzo trimestre l’indice Istat dei prezzi delle case usate ha perso il 3,2% rispetto a quello precedente. Un primo scricchiolio, insomma. Cui si aggiungono le previsioni per il 2021. Nomisma, ad esempio, calcola -1,6% per il settore residenziale nello scenario base e -2,2% in quello più pessimistico. Tecnocasa, invece, stima variazioni in un range tra zero e -2 per cento. «Stiamo chiudendo la rilevazione sul secondo semestre 2020 – spiega Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi di Tecnocasa – ma posso già anticipare che la rilevazione determinante sarà quella sulla prima parte del 2021: il lockdown autunnale ha un po’ frenato la ripresa e i prossimi mesi saranno la cartina di tornasole per capire le evoluzioni». Molto più dura, invece, la situazione per gli affitti non residenziali. Qui l’impressione degli operatori è che la crisi abbia colpito duro da subito, e anche le previsioni sono più cupe.

Il peso dell’Imu e il nodo del «tax credit». Sotto la voce “aiuti”, sono intervenuti finora il tax credit locazioni commerciali – scaduto a fine 2020, tranne che per il settore turistico – alcuni sgravi settoriali per l’Imu, le moratorie per i mutui e, da quest’anno, un contributo a fondo perduto per i locatori che riducono il canone agli inquilini (ma da attuare e con una dote di solo 100 milioni). Gli ultimi dati delle Finanze sulle entrate tributarie a novembre – quindi senza conteggiare il saldo – mostrano un gettito stabile dall’Imu (quota Comuni): 8,8 miliardi nei primi 11 mesi del 2020 contro gli 8,9 dell’anno precedente, con l’unico sollievo derivante dall’eliminazione della Tasi (circa 500 milioni in meno). «I temi sono gli stessi dall’inizio della pandemia, se mai aggravati dal fatto che alcuni proprietari non riescono più a pagare le imposte – commenta il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – Per questo suona paradossale ipotizzare rincari dei tributi sugli immobili, come chiesto esplicitamente dall’Unione europea o dalla Banca d’Italia». Al contrario, Confedilizia vorrebbe prolungare al 2021 il tax credit affitti, ampliandone la platea e scollegandolo dai cambi di colore delle zone. Ma ha anche chiesto al Governo di estendere in tutta Italia – e senza incertezze applicative – la cedolare secca al 10% per chi stipula contratti a canone calmierato. Oltre a intervenire sul blocco degli sfratti, che il Dl Milleproroghe ha confermato fino al 30 giugno. Un segnale su questo fronte è arrivato giovedì scorso dalla commissione Finanze della Camera, dove la maggioranza ha votato un parere favorevole a limitare il blocco, escludendo le morosità sorte prima della pandemia.

(a cura di Cristiano Dell’Oste – Raffaele Lungarella)

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Blocco delle aste, crediti non recuperati per 8 miliardi di euro

L’incertezza provocata dalla pandemia, che ancora persiste, sta mandando in tilt il settore delle aste immobiliari. E anche il leggero “rimbalzo” registrato a fine 2020 si è rapidamente assorbito. Così, se già l’anno passato era stato a tinte fosche, anche per il 2021 l’attesa è per un primo trimestre con il freno a mano tirato, in attesa di una ripresa dalla primavera. «Lo scorso dicembre, il mese si era chiuso con il 18% in meno delle procedure rispetto allo stesso mese del 2019. Un calo tutto sommato accettabile, molto più lieve rispetto al -86% del periodo marzo-settembre, che segnava un’inversione di tendenza e lasciava sperare nella ripresa. Ma gennaio del nuovo anno ha mostrato di nuovo un arretramento pesante, -37%, e lo stesso vale per le aste programmate a febbraio, -20%. L’incertezza del mercato, ma anche quella della politica, insomma, fanno sì che i tribunali mettano poche udienze in calendario», ragiona Giulio Licenza, co-founder e Cbdo di Reviva, società che si propone a creditori e al segmento credit-servicing, in qualità di vivacizzatore di aste.

Il consuntivo 2020. Per quanto riguarda i numeri a consuntivo, nonostante alcune differenze a seconda delle fonti, il 2020 si è chiuso sostanzialmente con un dimezzamento, cui corrisponde una perdita, in termini di mancato recupero, compresa fra 6,6 e 8 miliardi. Secondo il centro studi Astasy Analitics, di Npls Re Solution, nei 12 mesi 116.637 unità immobiliari sono state oggetto di asta, per un controvalore di circa 16,97 miliardi di euro, contro le 240mila del 2019 (circa 26 miliardi di valore). Secondo lo “Scenario Aste 2020” di Reviva, basato esclusivamente sui dati del Portale delle vendite pubbliche (che dal 2018 raccoglie obbligatoriamente le pubblicazioni delle aste) gli immobili finiti all’incanto sono stati 95.329 e tra primo e secondo lockdown sono state sospese 44.714 aste. Quanto alla tipologia, secondo Astasy il 42% ricade nel settore residenziale (il 30,6% abitazioni e il 12% box-posti auto) mentre per Reviva il 50,7% è residenziale. In ogni caso, proporzioni ben distanti dal 2019 quando il residenziale copriva oltre due terzi del totale. Dati concordanti a livello geografico, con la Lombardia in testa alla classifica con circa il 16% delle aste nazionali, seguita dalla Sicilia intorno al 10% e il Lazio al 7%.

La spinta digitale. Anche in tema di aste, la pandemia ha funzionato da acceleratore del canale digitale. Sono infatti diminuite del 22% le modalità di vendita fisica, a fronte di un aumento dell’85% di quelle per via telematica. Una strada però ancora poco percorsa dai privati a causa di “barriere” all’ingresso come l’obbligo di Pec, della firma digitale e un iter burocratico complesso. Numeri a parte, si tratta ora di capire che cosa succederà nel 2021. Certo, le procedure relative ai privati ripartiranno, quando la legge lo permetterà.

Fallimenti e sofferenze. «Ma prevedo soprattutto un boom di default a livello corporate, una volta rientrate misure d’emergenza come il divieto dei licenziamenti o la moratoria di mutui e prestiti. Default che, verso la parte finale dell’anno, faranno di nuovo sentire i loro effetti a livello di sofferenze bancarie» aggiunge Licenza di Reviva. E quindi avrà un ruolo determinante la gestione di Npl e Utp, su cui ormai ci sono decine di operatori specializzati e fondi che investono. Quanto al mancato recupero dell’arretrato, sarebbe ora che il mercato prendesse dimestichezza con strade poco sfruttate. «Affidandosi solo alle aste si allungano i tempi e si può stimare una perdita di valore del 25 per cento durante tutto l’iter. Un’altra ipotesi – suggerisce Mirko Frigerio, fondatore e vicepresidente esecutivo di Npls RE – è che banche e servicing mettano in atto attività stragiudiziali quali la chiusura attraverso l’accordo con il debitore, la cessione di crediti, l’attività di Re.O.Co (Real Estate Owned Company, ndr) e l’offerta d’acquisto diretta alle procedure concorsuali».

(Adriano Lovera)

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Abitazioni contigue dei coniugi esenti da Imu con fusione o unione

Il dipartimento delle Finanze è intervenuto a Telefisco 2021 con due interessanti risposte in materia di Imu: una riguardante l’agevolazione per le abitazioni dei soggetti non residenti nel territorio dello Stato (introdotta dalla legge di Bilancio 2021); l’altra riguardante l’ipotesi di due abitazioni contigue, utilizzate come un’unica abitazione.

I pensionati che vivono all’estero. La legge di Bilancio 2021 (legge 178/2020) prevede una riduzione del 50% dell’Imu dovuta per una sola abitazione posseduta in Italia da soggetti non residenti nel territorio dello Stato, che siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia, residenti in uno Stato di assicurazione diverso dall’Italia. La nuova agevolazione risulta diversa da quella soppressa e prevista per gli iscritti Aire (anagrafe italiani residenti all’estero). Infatti, il dipartimento delle Finanze conferma che a differenza dell’articolo 9-bis del Dl 47/2014, in vigore fino al 2019, la normativa non fa più riferimento ai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all’Aire, ma «a soggetti non residenti nel territorio dello Stato». Pertanto, lo sconto Imu può trovare applicazione, ad esempio, anche nel caso di immobile posseduto da un cittadino tedesco – quindi non residente nel territorio italiano – che sia titolare di una pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia, residente in uno Stato di erogazione diverso dall’Italia. Dunque, la nuova agevolazione spetta a condizione che il soggetto sia: titolare di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia; residente in uno Stato di assicurazione diverso dall’Italia. L’immobile deve essere un’abitazione non locata o data in comodato d’uso, e posseduta in Italia a titolo di proprietà o usufrutto (quindi non sono contemplate tutte le ipotesi di soggettività passiva). Va sottolineato, infine, che in riferimento alla soppressa agevolazione per gli Aire, la Commissione Ue aveva avviato contro l’Italia la procedura di infrazione n. 2018/4141, ritenendo l’aiuto discriminatorio in favore dei pensionati italiani. A seguito della mancata riproposizione dell’agevolazione nella nuova Imu, la procedura di infrazione è stata chiusa il 30 ottobre 2020.

L’abitazione «doppia» in famiglia. Il secondo caso scrutinato dalle Finanze riguarda due immobili attigui, iscritti in catasto autonomamente, di cui uno di proprietà del marito e l’altro della moglie, ma utilizzati come se fossero un’unica abitazione. In questo caso, è stato ritenuto che l’agevolazione per l’abitazione principale non possa essere riconosciuta per entrambe le case, e ciò perché le norme fanno riferimento a un singolo immobile iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio. Probabilmente, il quesito mirava a verificare la possibilità di applicare all’Imu quella giurisprudenza di legittimità che per l’Ici aveva riconosciuto la possibilità di considerare come un’unica abitazione due immobili contigui. Invero, per l’Imu, esiste già un precedente confermativo della tesi ministeriale, che dà espressamente atto dell’impossibilità di confermare l’orientamento già espresso in materia di Ici (Cassazione, 17015/2019).

La fusione ai fini fiscali. Infine, la precisazione più importante, ovvero la possibilità di valorizzare la fusione ai fini fiscali. Il Mef richiama la circolare 27/E/2016, con cui l’agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti su accatastamento unico e unione di fatto ai fini fiscali (ma si veda anche la nota 15232/2002 dell’ex agenzia del Territorio). Siccome la normativa catastale prescrive che la fusione tra porzioni di immobili possa avvenire solo quando i beni da fondere appartengono allo stesso soggetto, in presenza di disomogeneità di diritti reali non è possibile fondere le due distinte parti. Tuttavia, precisa l’agenzia del Territorio, è possibile procedere all’accatastamento di beni «che di fatto costituiscono, dopo i necessari lavori di adeguamento, una nuova ed unica unità immobiliare». Il Mef conferma quindi che per le abitazioni oggetto di fusione ai soli fini fiscali può applicarsi il regime agevolativo Imu previsto per l’abitazione principale, e che entrambe le abitazioni possono ritenersi escluse dall’Imu. Al contrario, in assenza di fusione fiscale, si verifica l’ipotesi in cui i componenti dello stesso nucleo familiare hanno stabilito la dimora e la residenza in immobili diversi dello stesso Comune; per cui l’agevolazione spetta a un solo immobile e «sarà onere dei proprietari dimostrare in quale dei due immobili il possessore e i componenti del suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente».

(Pasquale Mirto)

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ITALIA OGGI

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Mutui immobiliari, il primo test avviene sul web

Nel 2020 la richiesta dei mutui per comprare casa è aumentata, grazie a tassi di interesse convenienti e alle surroghe. In molti sono alla ricerca di soluzioni in grado di pesare il meno possibile sul bilancio familiare, come dimostrano gli importi dei finanziamenti e la durata. Non sono pochi gli utenti che cominciano la ricerca del mutuo online, sia per le restrizioni alla mobilità di questo periodo sia per la possibilità di confrontare molte proposte diverse.

Il mercato dei mutui immobiliari in Italia. Dall’analisi sul patrimonio informativo di Eurisc, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif (azienda specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information), emerge che il mercato dei mutui immobiliari ha registrato nell’anno appena concluso una crescita delle richieste del 2,8%. Un fenomeno, questo, spinto da un boom delle surroghe e favorito da tassi di interesse appetibili che hanno stimolato le famiglie in cerca di soluzioni più sostenibili a rinegoziare anche contratti di recente stipula. Sulla base di un’analisi previsionale recentemente prodotta da Crif e Sda Bocconi, in assenza di ulteriori shock (per esempio causati da una terza ondata di contagi) per il 2021 ci si aspetta un progressivo recupero delle richieste di mutui, con una variazione positiva tra il +11 e il +26%, con un picco negativo del -5% in caso di uno scenario meno favorevole. Segnali incoraggianti per il comparto arrivano anche dall’andamento dell’importo medio richiesto che, seppur condizionato dall’elevata incidenza dei mutui di sostituzione, che per natura si caratterizzano per importi più contenuti, si è attestato a 133.577 euro, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente, quando si era fermato a 130.976 euro. Considerando complessivamente gli importi, quasi tre quarti delle richieste è al di sotto dei 150 mila euro, a conferma della propensione delle famiglie a orientarsi verso soluzioni in grado di pesare il meno possibile sul bilancio familiare. La distribuzione per fasce di importo nel 2020 è rimasta stabile rispetto all’anno precedente, con una lieve contrazione delle richieste nella classe inferiore ai 75 mila euro (al 22,6% contro il 24% del 2019), compensata da una equivalente crescita nella classe tra 150 mila e 300 mila euro. Anche la durata delle richieste di mutuo conferma la preferenza per soluzioni sostenibili: nel 2020, infatti, oltre il 76% delle richieste si è caratterizzato per una durata superiore ai 15 anni, in modo da spalmare il piano di rimborso su un arco temporale di lungo periodo. Analizzando la distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, dall’ultimo aggiornamento del Barometro Crif emerge uno scenario in linea con quello dell’anno precedente, con al primo posto la fascia compresa tra i 35 e i 44 anni che rappresenta il 33,8% del totale. La ricerca del mutuo. Per molti utenti la ricerca del mutuo comincia sul web, anche per le restrizioni alla mobilità di questo periodo. Su questo fronte, tra le novità c’è la proposta di Immobiliare.it che ha lanciato una startup chiamata Mutuiamo, con l’obiettivo di aiutare gli utenti in cerca di un immobile da acquistare a ottenere anche l’accesso al credito, grazie ad accordi con diversi istituti di credito operanti in Italia, come Intesa Sanpaolo, Bnl Bnp Paribas e Crédit Agricole. Sul sito è possibile compilare in pochi passaggi un questionario e successivamente si riceve una consulenza gratuita a distanza da parte di un Credit Advisor, che analizza le esigenze dell’utente e lo supporta nella scelta del finanziamento più adatto alla sua situazione, fornendo la stima della rata dopo aver verificato la sostenibilità dell’operazione. Poi ci sono diversi comparatori online. Per esempio, MutuiOnline.it consente di fare preventivi gratuiti, confrontando i prodotti di 34 banche. È anche possibile farsi un’idea sui costi senza compilare alcun modulo, visitando la sezione con i migliori mutui del giorno. Anche su Facile.it si possono confrontare diversi prodotti, compilando un form in cui si inseriscono dati come la durata e l’importo erogato, la finalità del mutuo, oltre alle informazioni relative al tasso. Oppure c’è MutuiSupermarket che permette di mettere a confronto i prodotti di banche e istituti di credito. Molte delle offerte delle banche partner prevedono sconti e condizioni esclusive per il canale digitale, se si effettua una richiesta di fattibilità del mutuo direttamente online, che consente di ricevere un riscontro entro 24 ore e una consulenza professionale su tutti gli aspetti legati all’operazione. Per sapere quali sono gli istituti di credito più apprezzati dai clienti per la qualità del servizio, c’è una sezione con quasi 9 mila recensioni.

Le case più cercate. Secondo un’analisi del portale immobiliare Casa.it, nel 2020 la ricerca delle case è cresciuta molto, con un incremento del 34% delle visualizzazioni degli immobili rispetto all’anno precedente, con un aumento doppio rispetto al 2019 nei confronti del 2018. Al primo posto per volumi di ricerche c’è il Nord Italia, seguito dal Centro, dal Sud e dalle isole. Nell’anno passato c’è stata una crescita delle ricerche in tutto il paese, ma sono le isole e il Sud ad aver registrato gli aumenti più alti (con un +48% e un +43% rispettivamente), in linea con il fenomeno del South Working (ovvero lavorare da remoto dal Sud per aziende del Nord) dei mesi scorsi. Il Centro ha segnato un +37%, mentre il Nord un +32%. La Lombardia è la regione dove si è cercato più casa, seguita dal Lazio e dal Veneto. Il Molise ha registrato l’incremento più alto, con un aumento delle ricerche del 76% rispetto al 2019; subito dopo vengono la Calabria (+58%), il Trentino-Alto Adige (+53%) e la Puglia (+50%). A livello di province, Milano è la più cercata, seguita Roma e Torino. Le province con i tassi di crescita annuali maggiori sono state Foggia con +139%, Benevento con +134%, Isernia con +127%, Pordenone con +93%, Enna con +85%, Sondrio con +79%. La città più cercata è stata Roma, seguita da Milano e da Genova. Per quanto riguarda le tipologie di casa, l’appartamento è al primo posto, la villa al secondo e la casa indipendente al terzo, ma nel 2020 le soluzioni indipendenti, come ville, case indipendenti, rustici, casali, villette a schiera, hanno registrato una crescita molto importante; l’aumento annuale più alto è da attribuire alla ricerca di baite, chalet e trulli (+135%). In generale si prediligono soluzioni abitative più grandi: le più gettonate sono le metrature tra i 51 e 100 metri quadri, cui seguono quelle tra 101 e 150 metri quadri e quelle tra 151 e i 250. Le metrature più grandi sono anche quelle che nel 2020 hanno registrato i tassi di crescita maggiori. Tra gli appartamenti, il trilocale continua a raccogliere più preferenze come nel 2019, seguito dal bilocale e dal quadrilocale, anche se tra vendita e affitto ci sono delle differenze: chi cerca una casa da acquistare sceglie appartamenti più grandi, preferendo il trilocale; chi cerca una casa in affitto, invece, predilige soprattutto i bilocali. In termini di prezzi, per le case in vendita, quelle più cercate hanno un prezzo tra 100.001 euro e 200 mila euro, seguite da quelle da 50.001 euro a 100 mila euro e da quelle tra 200.001 euro e 300 mila euro.

(Irene Greguoli Venini)

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TESTATE ONLINE

Isa: disponibili online 175 modelli per la comunicazione dei dati

Con il provvedimento del 28 gennaio 2021, firmato dal direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, sono approvati i 175 modelli con cui i contribuenti comunicano all’Agenzia delle entrate, in sede di dichiarazione dei redditi, i dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) per il periodo di imposta 2020. I modelli, reperibili online sul sito internet dell’Agenzia e corredati delle relative istruzioni, costituiscono parte integrante della dichiarazione dei redditi, da presentare con il modello Redditi 2021 da parte dei contribuenti che nel 2020 hanno esercitato in via prevalente una delle attività economiche del settore dell’agricoltura, delle manifatture, dei servizi, delle attività professionali e del commercio per le quali risultano approvati gli Isa. La trasmissione dei modelli potrà essere fatta telematicamente, utilizzando i canali Entratel o Fisconline, oppure incaricando un intermediario. Le eventuali successive modifiche alla modulistica che dovessero essere necessarie verranno pubblicate nell’apposita sezione del sito internet dell’Agenzia e ne sarà data relativa comunicazione. Con il provvedimento vengono anche individuati i dati rilevanti per il periodo di imposta 2021, sono definite le modalità di acquisizione degli ulteriori dati necessari per l’applicazione degli Isa per il periodo d’imposta 2020 (le variabili “precalcolate Isa 2021”) e il programma delle elaborazioni degli Isa applicabili a partire dal periodo d’imposta 2021. In particolare, circa l’individuazione dei dati economici, contabili e strutturali rilevanti per l’applicazione degli Isa per il periodo di imposta 2021, da dichiarare da parte dei contribuenti, il provvedimento precisa che potranno essere individuati ulteriori dati e informazioni necessari per una migliore valutazione dello stato di crisi individuale correlato alla diffusione della pandemia Covid-19. Inoltre, nel provvedimento vengono indicate anche le modalità con cui possono essere acquisiti gli ulteriori dati necessari all’applicazione degli indici per il periodo di imposta 2020, le variabili “precalcolate Isa 2021”, sia massivamente, attraverso i servizi telematici delle Entrate, sia puntualmente, tramite il proprio cassetto fiscale. Nel primo caso gli intermediari in possesso della delega alla consultazione del cassetto fiscale del contribuente possono trasmettere all’Agenzia via web un file contenente l’elenco dei contribuenti per i quali ricevere i dati “precalcolati”. In ogni caso, l’Agenzia effettua controlli sulla validità delle deleghe acquisite dagli intermediari. Infine, con il provvedimento, nell’ottica di attuare un’attenta pianificazione delle attività e tempestiva conoscenza degli indici, sono individuate le attività economiche per le quali devono essere elaborati gli indici sintetici di affidabilità fiscale da applicare, a seguito di approvazione con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, a partire dall’annualità di imposta 2021.

(Fisco Oggi, r.fo. – www.fiscooggi.it )

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